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Lo strabismo ha due conseguenze negative:

  1. interna: non consente al soggetto di valutare in modo preciso la profondità della prospettiva che sta guardando;
  2. esterna: chi si relaziona col soggetto strabico, ha la sensazione di non essere al centro, nel focus del suo interlocutore.

Molte aziende ne sono malate e non lo sanno, con la conseguenza di non riuscire a valutare la profondità del loro business e di non comunicare in modo corretto col loro mercato di riferimento.Il peccato originale è dare come scontato che l’azienda sia ciò che ha in testa l’imprenditore.

Non è così.L’azienda è l’insieme dei comportamenti che mette in atto. Sicuramente include le decisioni dell’imprenditore, ma anche il comportamento del magazziniere, lo stile di vendita dei commerciali e le risposte telefoniche dell’ufficio amministrativo.Quando questi comportamenti non sono coerenti, l’azienda è strabica e la conseguenza è il prodursi di inefficienze.

Le minori sono quelle interne, che riguardano la produttività dell’organizzazione. Le maggiori sono quelle esterne, cioè le opportunità perse perchè il mercato non percepisce in modo corretto l’identità aziendale.

Qualcuno opta per l’uso del laser: qualche azione di controllo, attraverso report ed indagini presso la clientela. In questo caso ho sempre visto costi certi e miglioramenti incerti. Lo strabismo aziendale non è una scelta, è frutto di comportamenti che – paradossalmente – nascono spesso dalla volontà di fare il bene dell’azienda stessa. Peccato che non si fa riferimento alla stessa idea di azienda.

Conosciuta la diagnosi il rimedio ha a che fare con la consapevolezza del modello di business. Dare come scontato che il valore che l’azienda vuole creare e il relativo processo di creazione siano conosciuti e condivisi, è un errore grave e consueto.

Come può un imprenditore prevenire questo pericolo?

1. delineando in modo chiaro il proprio modello di business;

2. coinvolgendo i propri collaboratori cercando di capire qual’è il modello di business che loro hanno percepito;

3. riflettendo sugli stimoli dati dai propri collaboratori per vedere se il modello di business che ha in mente può essere innovato;

4. condividendo coi collaboratori quali sono le azioni concrete per far avvicinare il vissuto quotidiano aziendale al modello di business progettato.

Ci sono strumenti che possono a facilitare il processo appena descritto. Quello che io preferisco è il Business Model Canvas di Alex Osterwalder.

Questo strumento ha il vantaggio di:

1. visualizzare le dinamiche di cui si sta parlando;

2. facilitare la condivisione;

3. consentire l’analisi di coerenza tra i vari elementi della strategia.

P.S. Non bisogna confondere lo strabismo con l’ampiezza di vedute. Quest’ultima è data dalla capacità di guardarsi intorno e non ha controindicazioni.

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