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Se foste dentro alla grotta che custodisce il Sacro Graal accanto ad Indiana Jones, con quale criterio scegliereste la vera coppa dell’ultima cena, tra le pericolose – e false – alternative presenti? 

L’eroe di Steven Spielberg collega, secondo logica, dei dati: il contesto storico (l’ultima cena di Gesù in un ambiente semplice e povero) con le opportunità presenti (le coppe esposte). Alla fine sceglie il calice giusto. Tutto questo in un contesto emotivo che condiziona la capacità di analisi e quindi da saper leggere e gestire.

Questo è il metodo decisionale, così come l’abbiamo sempre conosciuto. Composto da 3 elementi: DATI + LOGICA + EMOZIONI. I dati sono la piattaforma. Funziona molto bene quando possiamo fare tesoro delle vicende passate, come per la ricerca del Sacro Graal. Quando i conti ‘tornano’ siamo davanti ad una decisione ‘GIUSTA’.

I risvolti di questo schema sono:

  1. la ricerca della decisione ‘GIUSTA’ è assimilabile ad una crociata. Una situazione esclusiva tipo ‘o con me o contro di me’. Creando le condizioni per aggressività e chiusura nei confronti di chi non si riconosce in questo schema ( studio pubblicato da Chris Argyris sull’Harvard Business Review ‘Insegnare alle persone intelligenti come apprendere’ nel 1991);
  2. il rischio di un fenomeno che Nicholas Nassim Taleb definisce ANCORAGGIO: ‘per diminuire l’ansia legata all’incertezza si crea un numero e ci si ancora ad esso’;
  3. si investe emotivamente in un finale da ‘…e vissero tutti felici e contenti’.

Oggi questo schema viene messo in crisi dalla velocità con cui cambia il contesto competitivo.

C’è da chiedersi se non ci sia il pericolo che certi dati descrivano fenomeni già ‘scaduti come lo yogurt in frigorifero’ (Alex Osterwalder).

Il nuovo contesto è quindi caratterizzato dall’impossibilità di valutare tutte le opzioni sul tavolo e la strategia diventa ‘l’arte’ di fare scelte riguardati un futuro incerto.

Il processo decisionale, quindi, si trasforma in: LOGICA + EMOZIONI.

Le conseguenze sono:

  1. la ‘prova del 9’ dei dati perde valore e quindi si cercano corrispondenze sul piano della ‘COERENZA’ . Chi deve scegliere si chiede se l’ipotesi che sta prendendo in considerazione è in armonia con la propria identità o contiene pericolose incongruenze;
  2. la dinamica che viene attivata è inclusiva. Abbiamo bisogno del maggior ventaglio di sensibilità per analizzare al meglio tutte le relazioni logiche possibili e gli impatti emotivi;
  3. si investe emotivamente in un finale da ‘…to be continued’.

Possiamo concludere che: ‘non esistono più scelte giuste, esistono scelte coerenti’.

La conseguenza per chi si occupa di strategia aziendale diventa una questione di metodo e strumenti.

Se i dati perdono valore è sempre meno efficace calcolare scenari e modelli e sempre più disegnarli, verificandone così la coerenza. 

Con i vantaggi di cui parlavo nel post ‘‘La tua strategia è chiusa nel cassetto? Appendila!’.

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