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Avere una strategia è un po’ come avere un trapano. Chi non ne ha uno?

Il mio l’ho usato così poco che sono certo essere ancora dove l’ho riposto dopo l’acquisto. Non chiedetemi quanti buchi ho fatto e soprattutto perchè. Non ve lo saprei dire.

Allo stesso modo provate a chiedere ad un imprenditore dov’è la sua strategia e che uso ne ha fatto, se sa che effetti ha prodotto e soprattutto perchè. Potreste fare una curiosa scoperta:

  • c’è un documento strategico. E’ stato redatto per le banche. E’ in qualche scaffale del suo ufficio, sotto le riviste periodiche dell’associazione di categoria. Oppure è nella casella di posta elettronica, allegato a qualche mail, libro dei sogni in power point di qualche ‘ispirata’ riunione fiume tra Natale e l’Epifania: ‘così non togliamo tempo all’operatività’;
  • certo che l’ha usato. E’ la sua fonte di ispirazione quando deve ‘preparare’ (si fa per dire!) assieme ai suoi riporti diretti il budget annuale. Poi ad ognuno il suo: ai commerciali il budget delle vendite, agli altri quello sui costi. Si intende, ci fa un po’ la cresta. Alza un po’ gli obiettivi, così è più probabile raggiungerli.
  • verificato? Guarda i numeri delle vendite tutte le mattine e ogni fine mese i costi. E se i numeri non girano, lo sentono tutti che sta verificando.

Chiuso in un cassetto, lavori suddivisi e tanta pressione: parliamo di strategia o del mio trapano? Mi chiedo se, come per l’acquisto del mio utensile, tutto questo abbia senso.

Nel mio post ‘Non devi per forza passare di lì’ suggerivo di formulare proiezioni strategiche che rispondessero ad una sola e semplice domanda: quali sono le opportunità che i punti di forza dell’azienda possono cogliere?

Il primo vantaggio di una siffatto approccio è l’essere coinvolgente.

Correlare due concetti di positivi come opportunità e forza è una bomba motivazionale.

Tutti noi conosciamo situazioni in cui provare questa carica. Sono quelle in cui perdiamo la cognizione del tempo. Per qualcuno è leggere, qualcun altro suonare la chitarra oppure dipingere.

Similmente può accadere nelle organizzazioni. Trovare il modo di condividere quali sono le opportunità che abbiamo davanti e quali sono i nostri punti di forza su cui contare per coglierle, è immettere energia. Significa offrire a tutti la possibilità di ‘lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato’ (R. Baden-Powell) e di farlo facendo leva su quello che di buono hanno dentro di loro.

Non è buonismo. Ma è un preciso processo psicologico che si chiama flow. E’ l’incontro ottimale tra le sfide/opportunità (challenge) e i nostri punti di forza (skill).

Quando questo incontro non è in equilibrio, cioè le sfide/opportunità puntano troppo in alto, si genera ansia. Quando invece le nostre potenzialità sono poco stimolate, si genera noia. Così accade per l’organizzazione aziendale.

Quindi, il motivo per cui la migliore proiezione strategica è quella che mette in relazione le opportunità coi nostri punti di forza, non è solo derivante dalla necessità di dover continuamente innovare la nostra presenza sul mercato, ma anche dalla possibilità che ci da, di coinvolgere al meglio gli attori del nostro processo di creazione del valore.

Da qui la necessità di:

Quando le persone si mettono in gioco ci sono più occhi per vedere e orecchie per ascoltare, riuscendo ad intercettare segnali deboli ‘out of the box’, grazie ad una leadership diffusa;

  • renderle visibili e così vive. In modo che possano essere osservate, verificate e cambiate ogni giorno. Così: il focus rispetto all’obiettivo strategico rimarrà costante, potrà guidare i comportamenti quotidiani, e soprattutto la visione non sarà limitata all’obiettivo parziale in capo alla propria funzione, ma alla coerenza rispetto all’obiettivo generale da raggiungere

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