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Liberamente tradotto da ‘No one cares your business strategy’ di Brian de Haaff, LinkedIn, 22 Settembre 2016

Riconosci questa situazione? Partecipi, col gruppo direzionale, all’annuale week end per lavorare sulla strategia del prossimo anno. La location è un posto costoso e bello. Sfortunatamente, non uscite quasi mai dalla sala conferenze.

Il gruppo ritorna esausto dalla riunione di 48 ore con il “piano generale” in mano. (E per alcuni, con un senso maggiore di importanza personale.) E poi tutti si dimenticano immediatamente di quello che è stato fatto.

Se ne dimenticano fino alla fine dell’anno fiscale, quando è il momento di spiegare ciò che è stato realizzato. Quindi ti prepari a  rispondere alla domanda : “Come stiamo andando con quella cosa di cui abbiamo parlato nel week end direzionale dell’anno scorso?”

Oh sì, quella cosa – la strategia aziendale. Probabilmente dovrei darci un’occhiata. 

Beh, non sorprende che la tua strategia non funzioni. Perché? Perché nessuno sembra preoccuparsene.

Ogni organizzazione comprende l’importanza della  strategia . Ma è troppo spesso trattata solo come un’attività da spuntare, archiviata come un’ulteriore dimostrazione della pianificazione intelligente del team e della capacità di portare sul mercato un prodotto differenziato.

Ecco alcuni motivi per cui la tua squadra non sta dando seguito alla strategia:

1. affrettata: la strategia è stata sbrigativamente messa insieme da pochi privilegiati in un incontro di due giorni, invece di essere il punto di arrivo di un processo ponderato con il contributo del team? La strategia dovrebbe essere qualcosa a cui la direzione pensa ogni giorno. (molto prima e molto dopo che il week end direzionale sia finito);

2. nascosta: hai scritto la tua strategia in un documento prezioso destinato solo al cerchio dell’alta direzione? Devi condividere il tuo approccio con le persone che realizzano operativamente. Devi  essere trasparente con i dettagli  ed essere in grado di spiegarlo in modo che tutti capiscano a cosa stanno lavorando. Nasconderlo non aiuta nessuno.

3. ignorata: questo succede se la tua strategia è stata sviluppata a porte chiuse. Se gli altri si sentono esclusi dal processo, non avranno motivo di emozionarsi. La tua squadra  merita l’opportunità  di comprendere il tuo pensiero e condividere i loro pensieri. In questo modo condivideranno la proprietà del progetto strategico e sentiranno la responsabilità di realizzarlo;

4. stantio: una volta completata la pianificazione annuale, cosa succede alla strategia? È diventato un ricordo in PowerPoint lasciato a raccogliere polvere? Lontano dagli occhi, lontano dalla mente, la gente se ne dimentica fino al prossimo appuntamento strategico. Questo perché nessuno sta facendo lo sforzo di stabilire obiettivi o iniziative significative che daranno vita a questa strategia e che saranno portate avanti quotidianamente. 

Sapere che è necessario investire in un approccio strategico è un buon inizio. Ma è solo l’inizio. Se vuoi che le persone si preoccupino di questo, devi condividerlo e renderlo una priorità – per tutti. 

La strategia dovrebbe caratterizzare ogni tua mossa: dovresti viverla e respirarla ogni giorno. L’intera organizzazione non dovrebbe solo conoscerla, dovrebbe essere in grado di recitare la visione e gli obiettivi a memoria. Nel tempo, dovrebbe diventare familiare come un amico.

È solo quando decidi di metterla in atto che quella strategia può fare il suo lavoro, trasformando la tua attività.

2 Comments

  1. Ciò che ho verificato essere anche una ragione di insuccesso è il linguaggio usato e l’assenza di indicazione sui comportamenti da agire per applicarla. Se pure si commette l’errore di definire la stratefia fra pochi eletti poi si deve farla arrivare a valle, attraverso un lavoro costante dei capi funzione con il proprio team. Bisogna masticarla e digerirla.

    Geppino
    1. Lo ‘masticare’ assieme è essenziale. Concordo. Un po’ come redarre assieme un manuale di istruzioni, lo torni a leggere solo quando non ti ricordi qualche passaggio, perchè la struttura è parte di te.

      Leo Vesentini

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